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scilla e cariddi Sin
dai tempi più remoti, lo stretto di Messina è sempre stato un
luogo ricco di suggestione e di fascino che ha contribuito
significativamente a creare i tanti miti ad esso connessi.
Oggi siamo
abituati a veder transitare navi mercantili da migliaia di tonnellate di
stazza che in pochi minuti percorrono diversi Km indisturbate dalle
correnti, ma non è difficile immaginare che in passato questo tratto di
mare doveva essere considerato tra i più impegnativi da oltrepassare.
La navigazione dello Stretto, infatti, ebbe nell'antichità una
bruttissima fama ed ancora oggi presenta notevoli difficoltà,
specialmente per le correnti rapide ed irregolari che,
scontrandosi, danno luogo a enormi vortici.I più noti sono quello
che gli antichi chiamarono Cariddi (colei che risucchia),
che si forma davanti alla spiaggia del Faro e l'altro Scilla (colei
che dilania), che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a
Punta Pezzo. E proprio Scilla e Cariddi sono le due figure mitologiche più
famose dello Stretto di Messina. Citate anche da Omero nell’Odissea e da
Virgilio nell’Eneide, sono due ninfe vittime entrambi di un crudele
destino. Scilla,
figlia di Crateide, era una ninfa stupenda che si aggirava nelle spiagge
di Zancle (Messina) e fece innamorare il dio marino Glauco, metà pesce e
metà uomo. Rifiutato dalla ninfa, il dio marino chiede l’aiuto della
maga Circe, senza sapere che la maga stessa era innamorata di lui. a cura di Cristina Scotto - cristina@baiadigrotta.it scilla e cariddi - colapesce - fata morgana - musciumarra
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con lo Stretto nel cuore