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GIOVANNA
FINOCCHIARO, traversata solitaria s.l. "per cambiare il diabete" Nei primi giorni di agosto del 2009, all'arrivo del Trofeo Baia di Grotta, vengo avvicinato da una giovane signora che - senza troppi preamboli - mi comunica di voler fare la traversata dello Stretto l'anno seguente. Giovanna Finocchiaro, questo il suo nome, mi dice di essere diabetica e mi chiede "di allenarla" per l'impresa, che dovrebbe rivestire un significato ben superiore al semplice evento sportivo. I modi sono molto cortesi ma altrettanto decisi. In quella decisione, quasi aggressiva, intravedo una difesa preventiva nei confronti dello scetticismo nel quale teme di imbattersi. Non essendo un tecnico, declino l'invito e le suggerisco un'allenatrice che potrebbe, secondo me, seguirla in modo adeguato. La perdo di vista per un paio di mesi.
Alla ripresa degli allenamenti autunnali, la incontro in piscina. Naturalmente non ha desistito dal suo proposito. Dopo varie peripezie è approdata alla Ulysse, la società di Rosario Saccà che mi è particolarmente cara per aver tra i suoi effettivi il mio piccolo Andrea e per portare (... mai abbastanza) in giro per le piscine il nome di Baiadigrotta.it. E' una bella notizia. Rosario ha la competenza tecnica necessaria per seguirla e uno spirito aperto a suggestioni non strettamente agonistiche. Ma la faccenda è molto complicata. Alla condizione di diabetica, che la Finocchiaro vive dall'età di dieci anni, si somma quella di sedentaria. L'idea della traversata rappresenta per Giovanna qualcosa di ben più profondo delle mille traversate più o meno belle che abbiamo vissuto e raccontato. Lontana dallo squallore narcisistico tipico del non-atleta che spera in un exploit per avere il suo ottavo-di-pagina sulla Gazzetta, Giovanna cerca altro: è una ricerca esistenziale, per sè stessa e per le persone che vivono la sua stessa condizione con lo stesso stato di rassegnazione che l'ha accompagnata per trent'anni. Nuota per cambiare il diabete.
La storia della sua nuotata non sta in quell'ora e quarantasei minuti (il cui racconto lasciamo alle foto di questa pagina), ma piuttosto in un inverno di duro lavoro. Sta nella lenta trasformazione tecnica di una nuotata "da bagnante occasionale" in qualcosa di più produttivo. Sta in quella bottiglietta appoggiata sul bordovasca per far fronte agli improvvisi cali di zuccheri. Sta in quello strano rito del controllo della glicemia in mezzo all'allenamento, che silenziosamente ricorda a noi "sani" un problema a cui abitualmente prestiamo un distratto ascolto. Sta nella paziente costruzione dell'impresa, sostenuta dalla passione di tanti amici. E' un diabetologo, certo, il dott. Smedile... ma è anche una persona che con Giovanna ha creduto nella possibilità di potere lanciare attraverso lo sport un messaggio a tutti i diabetici.
Avvicinandosi la primavera, Saccà, Giovanna e il suo staff incominciano ad attivarsi per la realizzazione della traversata. Li metto in contatto, a colpo sicuro, con Giovanni Arena. Nuotatore ed espertissimo barcaiolo, Giovanni sposa il progetto con grande entusiasmo, consapevole dei rischi e delle incertezze a cui si va incontro, ma anche del significato particolare di questa traversata, che sarà diversa da tutte le altre.
Le immagini raccontano il resto: una Giovanna nervosissima ma sempre sorridente si presenta a Capo Peloro pronta per portare a compimento il suo progetto. Nuota bene, sostiene due controlli "volanti" da parte del dott. Smedile (a 35' e 1h.10'), l'iniezione di due dosi di insulina - e accende l'entusiasmo di tutti noi. Sulle barche c'erano medici, atleti, cronometristi, amici, tutti affascinati dalla determinazione di questa "novellina" e tutti con la maglietta con il motto "Changing Diabetes". Nessun cedimento durante lo sforzo, nè nelle braccia nè nella volontà. Un arrivo in Calabria in perfetta serenità. Non so se la traversata di Giovanna FInocchiaro abbia cambiato davvero il diabete, ma certamente lo ha cambiato per lei e per tutte le persone malate che hanno letto o saputo della sua impresa. Una persona che è stata conquistata allo sport e strappata per sempre alla sedentarietà ha dimostrato che, con le giuste precauzioni e una attenta assistenza, si può davvero cambiare. Giovanna ha dimostrato di avere una marcia in più - e non una in meno - rispetto a tante persone che non hanno questa montagna da scalare quotidianamente. Una delle storie più belle che lo Stretto ci ha riservato in questi ultimi anni, che son felice di aver vissuto direttamente. E mi raccomando, Giovanna, ci vediamo presto in piscina!
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